domenica 31 luglio 2016

Perchè gli Usa non sono più in grado di imporre le loro condizioni al mondo?




LONDRA (Pars Today Italian) – Gli Stati Uniti non hanno le risorse economiche e militari per dettare le loro condizioni alla comunità mondiale, le autorità statunitensi dovrebbero passare dalla prassi di “distribuzione dei comandi” alla pianificazione strategica della politica internazionale, scrive la rivista americana “The National Interest”.
Nel XXI secolo la natura e la portata delle sfide sono cambiate: la maggior parte dei conflitti e delle crisi si verifica all’interno degli Stati, non tra i Paesi come accadeva in passato, si afferma nell’articolo. Il terrorismo e le guerre civili sono il problema più sensibile degli obiettivi militari tradizionali. Per i governi diventa sempre più difficile prendere decisioni, dal momento che la situazione politica ed economica si sono complicate.
Gli Stati Uniti continuano ad essere una grande potenza, senza cui è impossibile risolvere i problemi globali, ma “abbiamo bisogno di leader che sappiano guidarci e capaci di sviluppare una strategia”, si afferma nell’articolo. E’ ovvio che da soli gli Stati Uniti non possono affrontare tutti i problemi, pertanto l’America ha bisogno di cercare alleati e di negoziare tenendo conto degli interessi dei partner. Per quanto riguarda la Russia, gli Stati Uniti dovrebbero usare la propria forza per costruire un nuovo rapporto. E’ ovvio che né le sanzioni né la pressione militare occidentale faranno recedere Mosca dalle sue posizioni.
Il nuovo accordo tra la Russia e gli Stati Uniti potrebbe essere vantaggioso per entrambe le parti: l’America riconosce lo status della Russia come “grande potenza”, collaborerà con con Mosca in Siria e in Iraq, così come contribuirà a ripristinare i legami economici con l’Occidente, a condizione che i Paesi Baltici e l’Ucraina non sentano più la minaccia da est, sostiene l’autore dell’articolo.
La Cina resta ancora una sfida per gli Stati Uniti, dal momento che l’influenza di Pechino in Asia è molto più forte rispetto a quella americana. Pechino è superiore ai suoi vicini in termini economici e il contenimento delle sue ambizioni politiche è ancora una sfida importante per Washington. “La triste verità è che è impossibile da non notare: non siamo capaci di usare le nostre capacità per affrontare efficacemente le ardue sfide del mondo moderno” — riassume “The National Interest”.
Fonte: Pars Today

Fonte: controinformazione.info

venerdì 29 luglio 2016

Hillary Clinton promette guerra contro la Siria e l’Iran





La candidata democratica Hillary Clinton inizierebbe una guerra su larga scala in Siria qualora fosse eletta alla Presidenza degli USA. Per questo motivo la candidata del partito verde , Jill Stein, ha esortato i cittadini americani a non votarla e a non appoggiarla. Lo ha detto la Stein ai corrispondenti presenti alla Convention democratica di Philadelfia, nel nord est degli Stati Uniti.
Inoltre ha avvertito che questa non sarebbe l’unica guerra, visto il passato della Clinton e le guerre da lei iniziate (Libia e Siria) e la sua ideologia neocon, senza alcun dubbio, una volta alla presidenza,  lei inizierebbe altre campagne belliche in altre aree del mondo.
La Stein ha segnalato il pericolo che comporterebbe una eventuale presidenza Clinton per gli Stati Uniti e per il mondo ed ha richiamato i simpatizzanti di Senders, pre candidato democratico, a non appoggiare la Clinton per la nomination.  “Mentre Trump loda i dittatori, Hillary prende i loro soldi. Ci possiamo ricordare ancora una volta dei diritti umani in Arabia Saudita?” Ha detto la Stein, accennando agli ingenti  finanziamenti che la Fondazione Clinton ha ricevuto da parte dell’Arabia Saudita. Vedi: Politico.com

Jill Stein rappresentante Green Party
Jill Stein rappresentante Green Party

Gia’ vi erano stati indizi di quali siano i piani della Clinton per la Siria: il Mercoledì’, la portavoce della campagna elettorale della Clinton, James Rubin, ha affermato che gli USA dovrebbero adottare misure militari più’ incisive in Siria per poter influire negli eventuali processi di pace nel paese arabo.
Nello stesso tempo ci sono molti indizi che la Clinton abbia ostacolato il processo di pace in Siria facendo pressione nel 2012 su Kofi Annan, allora inviato speciale ONU in Siria. In questo modo la Clinton impedì’ la fine delle ostilità’ ed ha provocato la continuazione della guerra con il suo bilancio di oltre 400.000 morti, oltre a provocare l’inoperativita’ del 60% degli ospedali del paese arabo, secondo le statistiche dell’ONU.
Un’altra delle “promesse” fatte della Clinton era stata quella di attaccare l’Iran, una promessa fatta per compiacere Israele, l’alleato di ferro degli USA in Medio Oriente, “voglio che gli iraniani sappiano che, con me presidente, attaccheremo l’Iran”, vedi video: AWD News.com
Questo perché, ha giurato la Clinton, “gli Stati Uniti sono al fianco di Israele oggi e per sempre. Abbiamo interessi comuni. Idee comuni. Valori comuni”. Poi, quasi temendo che potessero non crederle: “Io ho una volontà di ferro per mantenere la sicurezza di Israele. Le nostre due nazioni lottano contro una minaccia comune, la minaccia dell’estremismo islamico. Io sostengo fermamente Israele e il suo diritto all’auto- difesa e penso che l’America dovrebbe aiutare questa difesa. Io sono coinvolta ad assicurare che Israele mantenga un vantaggio militare per far fronte a queste minacce (immaginarie, ndr.). Io sono profondamente preoccupata della minaccia crescente che rappresenta Gaza e la campagna di terrore condotta da Hamas”.
La candidata Hillary Clinton aveva fatto queste dichiarazioni , che sono già tutto un programma, nel corso di una riunione selezionata al Dartmounth Cllege, per raccogliere fondi, di fronte agli esponenti della nota lobby.  Chiaramente, i selezionati ascoltatori erano tutti appartenenti alla lobby sionista USA, senza il favore e i soldi della quale nessun candidato ha la minima speranza di vincere le elezioni in Usa.
La Clinton, come noto,  rappresenta al meglio gli interessi di queste lobby e sarebbe pronta a muovere qualsiasi guerra sia giudicata utile a rafforzare la posizione di Israele.
Fonti: Politico.com
Traduzione e sintesi: Manuel De Silva
Fonte: controinformazione.info

martedì 19 luglio 2016

L’intervento shock di Gino Strada. La sanità Italiana era una delle migliori e l’hanno distrutta per interessi, sprechi, corruzione e fatturato, altro che tutelare la salute. Insomma, hanno cancellato la Costituzione!





Secondo Gino Strada la sanità è un’azienda dove l’interesse non è più la salute delle persone ma il fatturato,ciò è dimostrato dall’introduzione del “rimborso a prestazione” (ogni medico viene sovvenzionato in base alle prestazioni svolte).Qual’è allora la differenza tra ospedali e medici pubblici e privati?Nessuna.Il rimborso a prestazione spinge secondo Strada i medici alla delinquenza portandoli a fare sempre più interventi, anche se non sempre necessari, in modo da aumentare il fatturato.In questo modo curare definitivamente un paziente non rientra nel loro interesse.
 Senza tale rimborso invece il discorso è ben diverso in quanto, essendo pagati sempre allo stesso modo, ai medici conviene curare definitivamente un paziente in modo da lavorare sempre di meno per prendere lo stesso stipendio.


Gino Strada descrive la Sanità italiana oggi. Gli interessi economici sono sempre più forti. Quanti sprechi evitabili?Quanto denaro rubato? Una proposta coraggiosa viene illustrata alla fine del video

Fonte: http://curiosity2015.altervista.org




ATTENTATO A NIZZA. L' altra verità - VIDEO


Attentato a Nizza, l'altra verità
Vi proponiamo il video realizzato dallo youtubers Tommix, che in 7 minuti illustra quelli che ritiene una serie di elementi incongruenti con quanto raccontato.
Con la pubblicazione, non vogliamo assolutamente sostenere quanto sostenuto nel video, non abbiamo gli elementi per farlo, ma riteniamo che anche le versioni alternative debbano avere voce, visto che non sappiamo come sono andate le cose, ma che governi e media occultino e mentano è sicuro. Molto interessante anche l'articolo Il mistero dell’autore della strage di Nizza: qualcosa non torna!

x


PER FAVORE, PROCESSATE TONY BLAIR





di Fulvio Scaglione

L'ex premier inglese che, con Bush, inventò la guerra contro l'Iraq e porta la responsabilità di 500 mila morti, dispensa lezioni e conferenze sulla pace e sull'islam moderato. Senza vergogna.

Lo so che si fa la figura del fanatico, con 'ste storie, anche di sabato... Però, uno se ne sta tranquillo a casa sua aspettando la partita in Tv quando gli cade l'occhio su un  grande e stimabile quotidiano nazionale che annuncia in prima pagina la pubblicazione di un discorso tenuto alla Biblioteca del Congresso di Washington da Tony Blair. E fin qui...

Ma sapete quale tema si era scelto Blair per l'occasione? Ecco il titolo del suo discorso: The Depth Of The Challenge: Why Force Alone Will Not Defeat Islamist Extremism (ovvero: La profondità della sfida: ecco perché la forza, da sola, non sconfiggerà l'estremismo islamista), liberamente tradotto dal giornale italiano in "Aiutiamo l'islam a sconfiggere la follia jihadista".E' un discorsetto banale, pare incredibile che a produrlo sia stato l'uomo che per dieci anni ha guidato il Regno Unito, ovvero una delle potenze europee, e che per otto anni è stato il rappresentante del Quartetto (Onu, Ue, Usa e Russia) per il Medio Oriente e le trattative di pace tra Israele e Palestinesi. Si capisce perché, della sua opera di pacificatore, si ricordano ora soprattutto le note spese, e quell'intero piano del prestigioso hotel American Colony, a Gerusalemme, riservato per anni a lui e al suo staff.

Ma questo è ancor il meno. In realtà, il titolo del giornale italiano è più corretto e azzeccato. Perché il Tony, dette due robette sul fatto che bisogna sconfiggere il Daesh (alla lettera: "Il primo pilastro di una strategia a largo raggio è sconfiggere Daesh, non soltanto in Siria e in Iraq, ma ovunque". E questo è quanto, per l'aspetto militare), passa al resto: che è (vedi appunto il titolo) la necessità di appoggiare l'islam moderato contro quello jihadista.

Ora, che per avere successo in politica occorra un po' di faccia tosta lo sappiamo. Ma così tanta? Tony Blair, nel caso la cosa fosse già passata nel dimenticatoio, è quel distinto signore che un paio di mesi fa (due mesi, non due secoli), dopo la pubblicazione di alcune mail fino a quel momento secretate, ha dovuto ammettere che la guerra in Iraq del 2003 era stata combinata e decisa tra lui e George Bush addirittura un anno prima, nel 2002, fregandosene altamente delle ispezioni dell'Onu, dell'esistenza o meno delle armi di distruzione di massa che in effetti non esistevano, delle proteste di larga parte dell'opinione pubblica mondiale che, a differenza dei giornali, aveva capito benissimo che cosa bolliva in pentola.

I due, pochi mesi dopo l'attacco all'Afghanistan dei talebani, volevano far la guerra all'Iraq, avevano deciso che l'avrebbero fatta e la fecero, punto e basta. Una guerra che, secondo gli studi più recenti, ha provocato mezzo milione di morti, arrivati dopo un altro mezzo milione di morti (su una popolazione totale di 32,5 milioni di abitanti) causati dall'embargo durato 13 anni (1990-2003), che non scalfì di una virgola il potere di Saddam Hussein ma inflisse agli iracheni sofferenze indicibili. Va anche ricordato che nel 2003, dopo l'invasione dell'Iraq, le Nazioni Unite (buone pure quelle) affidarono a due Paesi la ricostruzione dell'Iraq. Indovinate quali? Usa e Regno Unito, perbacco!

La parte di Tony Blair, in quella porcheria, fu particolarmente penosa. Perché dalle mail l'allora premier inglese fa la figura della dama di compagnia della Casa Bianca, tanto da offrirsi a Bush come propagandista delle ragioni americane presso gli altri Paesi europei. Infine, per completare l'opera, Blair seminò di spie il suo stesso partito, per capire chi andava convinto e come.

Dopo la pubblicazione delle mail, Tony Blair ha chiesto scusa. Ma continua a rifilarci predicozzi come questo della Biblioteca del Congresso, in cui non si vergogna di dire cose come "in quel vuoto (il Medio Oriente, n.d.r) si faranno spazio individui i cui interessi e i cui valori potrebbero essere contrari ai nostri". Cioè, proprio ciò che è successo in Iraq con il terrorismo bombarolo prima e con l'Isis poi, grazie a quella guerra inventata da lui e Bush, che ha massacrato un popolo e ha trasformato il Paese  in una fucina di instabilità. A me è capitato di andare diverse volte in Iraq, tra il 2003 e il 2008: e ricordo benissimo il clima di terrore, le esplosioni improvvise, gli ospedali che rigurgitavano di morti e feriti, il settarismo che andava inesorabilmente crescendo.

Se vivessimo in un mondo civile, se le cosiddette "democrazie liberali" fossero davvero tali nell'intimo, personaggi come Bush e Blair sarebbero già finiti sotto processo, in una qualche Norimberga o Aja delle nostre, accusati di crimini di guerra come Milosevic e Karadzic. e a promuovere il processo sarebbero i loro stessi Paesi, perché i soldati inglesi e americani li hanno uccisi i miliziani di Al Qaeda ma a morire ce li hanno mandati loro, Bush e Blair. Invece noi li copriamo di denaro perché possano ancora spiegarci come funziona la democrazia, il diritto internazionale, i processi di pace.

Per favore, processate Tony Blair. Se non per altro, per impedirgli di parlare e scrivere.


Fonte: http://m.famigliacristiana.it/articolo/blair.htm


SENZA EURO LA GERMANIA CROLLA E L’ITALIA VOLA



Theo Waigel è stato per dieci anni ministro delle finanze di Helmut Kohl. Il 21 giugno scorso ha rilasciato un’intervista a “T-Online”.

Questo è un frammento delle sue dichiarazioni. Intervistatore: «I sondaggi sull’uscita dalla Ue mostrano che se si chiedesse ai francesi e ad altri, vincerebbe chi vuole uscire, con uno scarto minimo. Secondo lei da dove viene questa disaffezione per l’Ue?». Theo Waigel: «Al grado di sviluppo della globalizzazione e dei mercati aperti cui siamo arrivati – che non è più reversibile – ci sono forze che si oppongono, sostenendo la necessità di ritornare ai confini e alle regolamentazioni nazionali, che prima funzionavano bene, per tornare ad appropriarsi delle proprie capacità decisionali». E cosa gli si può rispondere? Waigel: «Gli si può rispondere in modo del tutto chiaro quali svantaggi ne scaturirebbero. Se la Germania oggi uscisse dall’unione monetaria, allora avremmo immediatamente, il giorno dopo, un apprezzamento tra il 20% e il 30% del marco tedesco – che tornerebbe nuovamente in circolazione. Chiunque si può immaginare che cosa significherebbe per il nostro export, per il nostro mercato del lavoro, o per il nostro bilancio federale».
L’euro conviene alla Germania, ecco perché ci restiamo dentro. Va da sè che se il marco diventasse sconveniente, la lira diventerebbe conveniente per i mercati, per gli investitori e per i consumatori. Queste cose i commentatori nazionali non ve lo dicono. Queste notizie ai telegiornali non passano. Per chi lavora la stampa italiana? Per chi lavora la politica italiana? Per l’Italia o per Berlino? Se lavorasse per gli italiani, interviste come queste sarebbero in prima pagina su tutti i quotidiani, in luogo dello spettro dell’inflazione, e la gente inizierebbe a trarne le conclusioni. In Germania, invece, non si fanno problemi a dirlo con chiarezza. Anche perché hanno interessi opposti. Ci fu anche un pezzo dello “Spiegel Online”, che io riportai puntualmente sul blog, datato 13 giugno 2012 (ben 4 anni fa), che lo disse con altrettanta chiarezza:
«Con un’uscita dall’euro e un taglio netto dei debiti la crisi interna italiana finirebbe di colpo. La nostra invece inizierebbe proprio allora. Una gran parte del settore bancario europeo si troverebbe a collassare immediatamente. Il debito pubblico tedesco aumenterebbe massicciamente perché si dovrebbe ricapitalizzare il settore bancario e investire ancora centinaia di miliardi per le perdite dovute al sistema dei pagamenti target 2 intraeuropei. E chi crede che non vi saranno allora dei rifiuti tra i paesi europei, non s’immagina neanche cosa possa accadere durante una crisi economica così profonda. Un’uscita dall’euro da parte dell’Italia danneggerebbe probabilmente molto più noi che non l’Italia stessa e questo indebolisce indubbiamente la posizione della Germania nelle trattative. Non riesco ad immaginarmi che in Germania a parte alcuni professori di economia statali e in pensione qualcuno possa avere un Interesse a un crollo dell’euro».
 Fonte : Byoblu.com



lunedì 18 luglio 2016

In Turchia il Golpe comincia adesso



(Maddalena Celano) – Dopo il tentato golpe di venerdì sera, in Turchia, la violenza è ben lungi dall’essere terminata. Proseguono “purghe” e rastrellamenti verso cospiratori o presunti tali. Il popolo turco ha giocato un ruolo cruciale la scorsa notte, decine di migliaia di persone sono scese in piazza con bandiere turche per resistere al colpo di stato. Tutto cominciò verso le dieci di sera, quando i camion militari chiusero al traffico i ponti attraverso lo stretto del Bosforo a Istanbul. I golpisti anche bombardato il palazzo presidenziale, il Parlamento e la Direzione generale della sicurezza di Ankara. Sono stati arrestati circa 2.000.839 soldati. Il presidente turco ha anche detto che l’influenza del clero ha permeato “le Forze Armate e di Polizia, tra le altre agenzie governative negli ultimi 40 anni” e ha confermato che il colpo di stato è stato organizzato dall’imam Gülen, considerato da lui un terrorista. Nazioni Unite, Stati Uniti, Russia, Francia, Germania, Regno Unito, UE, Grecia, Spagna, Messico, Iran, Argentina, Venezuela e Guatemala, tra gli altri, hanno difeso il presidente turco.
Venerdì sera, 15 luglio: cingolati, elicotteri e soldati si sono scontrati con  polizia e manifestanti per le strade di Istanbul e Ankara. Erdoğan, tramite i-phone, chiese alla nazione di resistere al golpe e difendere la democrazia. Sicché il presidente è atterrato a Istanbul, dove ha denunciato il “tradimento” da parte della fazione ribelle. I social-media hanno mostrato scontri, violenza e caos. Almeno 265 persone sono state uccise nelle violenze e almeno  1.440 sono i  feriti. Il primo ministro Binali Yildirim ha affermato questo sabato che 161 “martiri” sono stati uccisi, tra cui civili e polizia.  Sicché le autorità hanno arrestato 2.839 membri dell’esercito e ordinato l’ arresto di 2.745 giudici e pubblici ministeri, i funzionari governativi cominciano a “purgare” le fila da cospiratori o presunti tali.  Erdogan intanto ha accusato del tentato golpe un imam in esilio negli USA,  Fethullah Gülen, perciò ha chiesto ad Obama di deportarlo dalla sua abitazione in Pennsylvania.
Chi è Fethullah Gülen, l’Imam accusato di aver progettato il Golpe?
Il segretario di Stato John Kerry ha affermato che gli Stati Uniti prenderebbero in considerazione l’estradizione dell’ imam, ma richiedono prove di irregolarità. Gülen, imam e politologo turco noto per le sue idee estremamente “moderate” e “pacifiste”, ha respinto ogni accuse di cospirazione in un’ intervista al Guardian e altri reporter, e ha suggerito che probabilmente è stato lo stesso Erdogan ad organizzare il golpe fittizio. Egli ha anche condannato il tentativo di golpe, dicendo: “ora che la Turchia è sulla via della democrazia, non si può tornare indietro”.
Gülen, autore di 60 saggi teologici e politici, è noto in tutto il mondo per la sua filosofia non violenta, pacifista e la sua promozione di un’ islam “moderato”, cioè aperto al dialogo inter-religioso ed al pensiero “secolare”. Yildirim ha affermato che la Turchia potrebbe ripristinare la pena di morte per punire il colpo di stato ed eliminare i cospiratori.  La rivolta sembrerebbe che sia stata sostenuta dai ranghi più alti delle forze armate. Il Generale Umit Dundar ha affermato che i cospiratori erano principalmente ufficiali della Air Force, polizia militare e unità corazzate. Ma le autorità turche hanno arrestato il Generale Adem Huduti, comandante della Seconda Armata, e Alparslan Altan, uno dei giudici d’ Alta corte della Turchia.
Cos’ è il movimento Gülenista, e perché Recep Tayyip Erdoğan lo considera una minaccia?
L’accusa del presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, secondo cui sia stato il religioso statunitense Fethullah Gülen a organizzare il tentato Golpe fa parte di una retorica familiare e una rivalità di lunga data. Quindi è possibile che non sia vero. Vale la pena sottolineare, in primo luogo, che la rivalità tradizionale nella società turca è tra laici (compresi quelli nell’esercito) che guardano al fondatore dello stato moderno, Kemal Atatürk, e gli islamisti – non da ultimo il partito AKP di Erdogan. Perciò è alquanto improbabile che un Imam, per quanto “moderato” ed aperto al dialogo con le forze “secolari”, abbia potuto organizzare un Golpe contro uno stato sostanzialmente confessionale. I militari si percepiscono come custodi della moderna Turchia, mentre il movimento dell’ Imam Gülen occupa uno spazio torbido ed ambiguo tra le due parti, quella laicista e quella islamista. Gülen, è un religioso che vive in esilio solitario in Pennsylvania, a capo di un movimento popolare chiamato Hizmet. Trascorre la vita scrivendo decine di libri l’ anno e gestire centinaia di scuole ed università.
Le accuse sono state percepite come una rappresaglia di Erdogan contro le scuole güleniste, poiché  il presidente turco ha tentato di limitare la crescita del suddetto movimento in quanto baserebbe la sua filosofia sulla non-violenza e il dialogo con moderne forme di democrazia occidentale. La rivalità è culminata in una purga contro presunti  gülenisti tra gli ufficiali dell’esercito e della polizia di alto livello, così come i media accusati di collegamenti gülenisti. Gli Stati Uniti e il movimento Hizmet di Gülen, hanno negato qualsiasi coinvolgimento nel colpo di stato, definendo tali affermazioni “altamente irresponsabili”.
Per più di 40 anni, Fethullah Gülen e Hizmet si sono impegnati per la pace e la democrazia:”Abbiamo sempre denunciato gli interventi militari in politica interna. Questi sono valori fondamentali per i membri di Hizmet. Condanniamo qualsiasi intervento militare nella politica interna della Turchia”. Allora, qual è la verità? I critici sottolineano un video emerso nel 1999 in cui Gülen sembrava suggerire ai suoi seguaci di infiltrarsi nelle istituzioni tradizionali: “È necessario muoversi all’interno delle arterie del sistema, senza che nessuno noti la vostra esistenza, fino a raggiungere tutti i centri di potere … È necessario attendere fino al momento in cui avrete tutto il potere dello Stato…”.
Fonte: spondasud.it


Minacce di morte per Farage e le sue giovani figlie, la Polizia conferma





Nigel Farage si è dimesso dall’UKIP, (il partito che ha promosso l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea) per timore di essere ucciso.  Il politico inglese aveva  annunciato la scorsa settimana di essersi dimesso dopo aver raggiunto la sua ambizione, quella della Brexit“Non sono un politico di professione, ho raggiunto il mio obiettivo e adesso voglio riprendermi la mia vita” – aveva dichiarato Farage qualche settimana fa, aggiungendo che comune non si sarebbe dimesso da europarlamentare sino al compimento dell’iter legislativo per l’uscita definitiva del Regno Unito dall’UE e che avrebbe comunque vigilato su questo punto, rimanendo a fianco dei sostenitori del suo partito.
Ora la potenziale rivelazione diffusa da un giornale autorevole, il Mirror: dietro le dimissioni ci sarebbe un tentativo di evitare un eventuale tentato omicidio. Oltre ad un misterioso incidente aereo che vide coinvolgo Farage nel 2010, all’epoca ferito ma sostanzialmente illeso, tornano in mentre anche aspiranti aggressori catturati in almeno due occasioni, i quali cercarono di contrabbandare coltelli durante alcuni comizi sul Referendum sull’UE in presenza di Farage.
Giorni fa, il politico inglese, che in parlamento europeo condivide il suo gruppo con l’italiano Movimento 5 Stelle, aveva dichiarato che Grillo è un comico di orientamento “di sinistra”, mentre loro “di destra”, auspicando un interscambio di idee politiche al fine da proseguire un’agenda euroscettica (nonostante, adifferenza dell’UKIP, il Movimento 5 Stelle abbia recentemente dichiarato di non essere interessato ad uscire dall’Unione Europea, ma piuttosto di tentare di “cambiarla in meglio”).
La polizia inglese ritiene che le minacce ricevute da Farage siano credibili e che sarebbero state ampliate anche alle sue due giovani figlie, di età compresa a tra gli 11 e i 16 anni.


domenica 17 luglio 2016

“Quando c’era lui…” ecco i MITI DA SFATARE sul fascismo



Alcuni articoli mettono in dubbio i “miti del fascismo” che spesso vengono rilanciati sul web; ve li proponiamo di seguito.
 
QUANDO C’ERA LUI I TRENI ARRIVAVANO IN ORARIO… qualche mito da sfatare.
Da ceifan.org
Mito: Devi ringraziare il Duce se esiste la pensione.
Realtà: In Italia la previdenza sociale nasce nel 1898 con la fondazione della “Cassa nazionale di previdenza per l’invalidità e la vecchiaia degli operai”, un’assicurazione volontaria integrata da un contributo di incoraggiamento dello Stato e dal contributo anch’esso libero degli imprenditori. Mussolini aveva in quella data l’età 15 anni. L’iscrizione a tale istituto diventa obbligatoria solo nel 1919, durante il Governo Orlando, anno in cui l’istituto cambia nome in “Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali”. Mussolini fondava in quella data i Fasci Italiani e non era al governo.
Tutta la storia della nostra previdenza sociale è peraltro verificabile sul sito dell’Inps. La pensione sociale viene introdotta solo nel 1969. Mussolini in quella data è morto da 24 anni.
Mito: Il Duce garantì l’assistenza sanitaria a tutti lavoratori.

Realtà: Con la legge dell’11 gennaio 1943, n. 138, con il nome di Ente mutualità fascista – Istituto per l’assistenza di malattia ai lavoratori, venne istituita la prima Cassa Mutua di Assistenza di Malattia che offriva tutele solo ai lavoratori del pubblico impiego. Tutti gli altri non ne avevano diritto.
Il diritto alla tutela della salute per tutti nasce il 13 maggio 1947, data in cui viene istituita l’INAM, Istituto Nazionale per l’assicurazione contro le malattie, riformato nel 1968, con la legge n. 132 (cosiddetta “legge Mariotti”), che assisteva tutti i lavoratori, anche coloro che dipendevano da imprese private.
Nel 1978, con la legge n. 833 del 27 dicembre, veniva estesa, oltre che l’indennità retributiva in caso di malattia, anche il diritto all’assistenza medica con la costituzione del Servizio Sanitario Nazionale, con decorrenza del 1º luglio 1980 (la cosiddetta “riforma sanitaria”). La norma era chiaramente ispirata al National Health Service (NHS) britannico.

Mito: La cassa integrazione guadagni è stata pensata e creata dal Duce.
Realtà: La cassa integrazione guadagni (CIG) è un ammortizzatore sociale per sostenere i lavoratori delle aziende in difficoltà economica. Nasce nell’immediato dopoguerra per sostenere i lavoratori dipendenti da aziende che durante la guerra furono colpite dalla crisi e non erano in grado di riprendere normalmente l’attività. Quindi la cassa integrazione nasce per rimediare ai danni causati dal fascismo e della guerra che hanno causato milioni di disoccupati.
Mito: Il Duce ha avviato il progetto della bonifica pontina.
Realtà: I primi lavori di bonifica cominciarono nel 1924 con l’istituzione del Consorzio di Bonifica di Piscinara che avviò la canalizzazione delle acque del bacino del fiume Astura, riprendendo un progetto di Leonardo Da Vinci, interessato anche lui su una ipotesi di bonifica. Addirittura i primi lavori furono eseguiti da i Volsci (intorno al VI secolo a.c.) che, con un sistema di drenaggio a base di cunicoli rimasti celebri e forse insuperati, riuscirono ad assicurare la disciplina delle acque per cui la zona divenne prosperosa e fertile. Mussolini, quindi, non ha avviato un bel niente.
Mito: Ai tempi del Duce eravamo tutti più ricchi.
Realtà: Mussolini permise agli industriali e agli agrari di aumentare in modo consistente i loro profitti, a scapito degli operai. Infatti fece approvare il loro contenimento dei salari.
Nel 1938, dopo 15 anni di suo operato, la situazione economica dell’italiano medio era pessima, il suo reddito era circa un terzo di quello di un omologo francese.
Mito: Il Duce ha fatto costruire grandi strade in Italia.
Realtà: Il programma infrastrutturale che prevedeva la costruzione delle strade completate durante il ventennio cominciò già durante il quinto governo di Giovanni Giolitti, avendo constatato l’impossibilità di uno sviluppo industriale in mancanza di solide strutture.
Mito: Il Duce è stato l’unico uomo di governo che abbia veramente amato questa nazione.
Realtà:  “Mi serve qualche migliaio di morti per sedermi al tavolo delle trattative”
Già…proprio amore.
Mussolini amava talmente l’Italia che:
– ha instaurato una dittatura
– ha abbassato tutti i salari
– ha firmato i Patti Lateranensi
– ha portato il paese al collasso economico
– ha tolto la libertà ai cittadini italiani
– instaurando le leggi razziali ha scritto una delle pagine più infami e vili della storia italiana.
Voleva così bene al suo popolo da farlo sprofondare in una guerra civile quando fu esautorato dal potere creando la Repubblica Sociale Italiana. Un paese già allo sbando a causa dell’armistizio dell’8 settembre e provato dalla guerra (condotta da lui con esiti a dir poco disastrosi) venne dilaniato ancora di più tra cosiddetta” Repubblica di Salò” e Italia liberata.
Tra l’altro, non è vero neppure che che “quando c’era lui i treni arrivavano in orario”.
Come spiega questo articolo dell’Indipendent si tratterebbe infatti di un mito derivante dalla propaganda durante il Ventennio.
La puntualità dei treni era infatti per la propaganda fascista il simbolo del ritorno all’ordine nel paese ma, in realtà, è solo grazie alla censura sistematica delle notizie riguardanti incidenti e disservizi ferroviari che questa immagine si è potuta formare.
Cari nostalgici del fascismo,
il mascellone è finito appeso a testa in giù con le persone che prendevano a calci il suo cadavere. Chiedetevi il perchè.
FONTE: ioextrastrong.blogspot.it
– – –
Le bufale sul fascismo
Premesso: adattato da quiquiqui qui
È da molto tempo che circolano su internet bufale sul fascismo e su Mussolini, spesso strumentalizzate a fini politici o di riabilitazione del fascismo, che vengono condivise da molte persone ignare della loro attendibilità. Qui di seguito verranno riportati alcuni miti su Mussolini.
Per ben inquadrare il periodo storico, ricordiamo che governò l’Italia dal 28 ottobre 1922 alla fine del fascismo con la seconda guerra mondiale, finendo per essere giustiziato dagli italiani il 28 aprile 1945 (data che coincide con la fine di quello che restava del fascismo).
Invece, per inquadrare bene Mussolini ed il fascismo,  ecco spiegato in breve i suoi doni all’Italia.
Squadrismo e violenza politica
Fra le attività “qualificanti” del fascismo del primo periodo vi è il sistematico ricorso alla violenza contro gli avversari politici, le loro sedi e le loro organizzazioni, da parte di bravacci legati ai ras locali. Torture, olio di ricino, umiliazioni, manganellate. Non di rado, tuttavia, gli oppositori perdevano la vita a seguito delle violenze.
Un calcolo approssimativo induce a calcolare in circa 500 i morti causati dalle spedizioni punitive fasciste fra il 1919 e il 1922. Il parroco di Argenta, don Giovanni Minzoni, fu assassinato in un agguato da due uomini di Balbo, nell’agosto del 1923. Ma anche quando il fenomeno della violenza squadrista sembrò perdere le proprie caratteristiche originarie, e gli uomini legati ai ras locali vennero convogliati in organizzazioni ufficiali come la Milizia volontaria, forme di violenza politica sostanzialmente analoghe allo squadrismo non cessarono di costellare la vicenda del fascismo al potere.
Per tutti, tre casi notissimi: nel giugno 1924 Giacomo Matteotti venne rapito e assassinato con metodo squadrista, e il gesto sarebbe stato esplicitamente rivendicato da Mussolini nel gennaio dell’anno successivo; Piero Gobetti, minato dall’aggressione subita nel settembre 1924, morì due anni dopo, in esilio; Giovanni Amendola spirò per le ferite riportate in un’aggressione fascista subita nel luglio 1925.
La repressione – dagli omicidi al Tribunale speciale per la difesa dello Stato
Assunto il potere Mussolini si poté giovare dell’apparato di repressione dello Stato. Che venne rafforzato e riorganizzato. Con la nascita dell’OVRA (l’Organizzazione per la Vigilanza e la Repressione dell’Antifascismo) venne razionalizzata la persecuzione degli antifascisti, con tutti i mezzi, legali e illegali. Anche l’omicidio politico in paese straniero. Arturo Bocchini, capo della polizia, venne incaricato dallo stesso Duce e dal ministro degli Esteri Galeazzo Ciano di eliminare fisicamente Carlo Rosselli che allora risiedeva a Parigi.
Il 9 giugno 1937, a Bagnoles-de-l’Orne dove Carlo Rosselli e il fratello Nello si erano recati per trascorrere il fine settimana, un commando di cagoulards (gli avanguardisti francesi) compì la missione: bloccata l’auto sulla quale viaggiavano i due fratelli, Carlo e Nello furono prima pestati, poi, accoltellati a morte. Lo strumento ufficiale della repressione fascista fu invece il Tribunale speciale per la difesa dello Stato. L’attentato di Anteo Zamboni a Mussolini, il 31 ottobre 1926, offrì l’occasione di una serie di misure repressive.
Tra queste la “legge per la difesa dello Stato”, n. 2008 del 25 novembre 1926, che stabilì, tra l’altro, la pena di morte per chi anche solo ipotizzava un attentato alla vita del re o del capo del governo. A giudicare i reati in essa previsti, la nuova normativa istituì il Tribunale speciale, via via prorogato fino al luglio 1943, quindi ricostituito nel gennaio 1944, nella Rsi. Nel corso della sua attività, emise 5619 sentenze e 4596 condanne. Tra i condannati anche 122 donne e 697 minori. Le condanne a morte furono 42, delle quali 31 furono eseguite mentre furono 27.735 gli anni di carcere. Tra i suoi ‘beneficati’, ci furono Antonio Gramsci, che morì in carcere nel 1938, il futuro presidente della Repubblica Sandro Pertini e Michele Schirru, fucilato nel 1931 solo per avere espresso “l’intenzione di uccidere il capo del governo”.
Il confino
Il confino di polizia in zone disagiate della Penisola, fu una misura usata con straordinaria larghezza. Il regio decreto 6 novembre 1926 n.1848 stabilì che fosse applicabile a chiunque fosse ritenuto pericoloso per l’ordine statale o per l’ordine pubblico. A un mese dall’entrata in vigore della legge le persone confinati erano già 600, a fine 1926, oltre 900, tutti in isolette del Mediterraneo o in sperduti villaggi dell’Italia meridionale. A finire al confino furono importanti nomi della futura classe dirigente: da Pavese a Gramsci, da Parri a Di Vittorio, a Spinelli. Gli inviati al confino furono, complessivamente, oltre 15.000. Ben 177 antifascisti morirono durante il soggiorno coatto.
Deportazione
La politica antiebraica del regime fascista culminò nelle leggi razziali del 1938. Alla persecuzione dei diritti subentrò, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, anche la persecuzione delle vite. La prima retata attuata risale al 16 ottobre 1943 a Roma; degli oltre 1250 ebrei arrestati in quell’occasione, più di 1000 finirono ad Auschwitz, e di essi solo 17 erano ancora vivi al termine del conflitto.
Il Manifesto programmatico di Verona (14 novembre 1943) sancì che gli ebrei erano stranieri e appartenevano a “nazionalità nemica”. Di lì a poco un ordine di arresto ne stabilì il sequestro dei beni e l’internamento, in attesa della deportazione in Germania.
Nelle spire della “soluzione finale” hitleriana il regime fascista gettò, nel complesso, circa 10.000 ebrei. Oltre alla deportazione razziale, fra le responsabilità del regime di Mussolini c’è anche la deportazione degli oppositori politici e di centinaia di migliaia di soldati che, dopo l’8 settembre, preferirono rischiare la vita nei campi di concentramento in Germania piuttosto che aderire alla Rsi.
La guerra
Fuori dai confini i morti contano meno? Allora non si possono proprio considerare tali gli etiopi uccisi con il gas durante la guerra per l’Impero, o i libici torturati e impiccati durante le repressioni degli anni Venti e Trenta, o gli jugoslavi uccisi nei campi di concentramento italiani in Croazia. Ma la spada di Mussolini provocò tanti morti anche tra i suoi connazionali. Mussolini trascinò in guerra l’Italia il 10 giugno del 1940, per partecipare al banchetto nazista. I risultati, per l’Italia, furono questi. Fino al 1943, 194.000 militari e 3.208 civili caduti sui fronti di guerra, oltre a 3.066 militari e 25.000 civili morti sotto i bombardamenti alleati.
Dopo l’armistizio, 17.488 militari e 37.288 civili caduti in attività partigiana in Italia, 9.249 militari morti in attività partigiana all’estero, 1.478 militari e 23.446 civili morti fra deportati in Germania, 41.432 militari morti fra le truppe internate in Germania, 5.927 militari caduti al fianco degli Alleati, 38.939 civili morti sotto i bombardamenti, 13.000 militari e 2.500 civili morti nelle file della Rsi. A questi vanno aggiunti circa 320.000 militari feriti sui vari fronti per l’intero periodo bellico 1940/1945 e circa 621.000 militari fatti prigionieri dalle forze anglo-americane sui vari fronti durante il periodo 1940/1943.
I Miti e la realtà
Mito: I fascisti non hanno mai rubato
Realtà: Si è sempre detto che il Fascismo è stata una dittatura che ha strappato la libertà agli italiani ma che almeno i fascisti non hanno mai rubano, non sono stati corrotti. Invece non è così. Mussolini non fa in tempo a prendere il potere che la corruzione già dilaga. Un sistema corrotto scoperto già da Giacomo Matteotti: denuncia traffici di tangenti per l’apertura di nuovi casinò, speculazioni edilizie, di ferrovie, di armi. Affari in cui è coinvolto il futuro Duce attraverso suo fratello Arnaldo.
E poi c’è l’affare Sinclair Oil: l’azienda americana pur di ottenere il contratto di ricerche petrolifere in esclusiva sul suolo italiano paga tangenti a membri del governo, e ancora ad Arnaldo, per oltre 30 milioni di lire. Matteotti lo scopre ma il 10 giugno 1924 viene rapito da una squadraccia fascista e ucciso. Messo a tacere il deputato socialista, di questa corruzione dilagante gli italiani non devono, non possono assolutamente più sapere. Speculazioni, truffe, arricchimenti improvvisi, carriere strepitose e inspiegabili: gerarchi, generali, la figlia Edda e il genero Galeazzo Ciano e Mussolini stesso! Nessuno rimane immune
I documenti scoperti e mostrati da storici di assoluto valore come Mauro Canali, Mimmo Franzinelli, Lorenzo Benadusi, Francesco Perfetti, Lorenzo Santoro presso l’Archivio Centrale dello Stato sono prove che inchiodano il fascismo alla verità. È stato anche realizzato un documentario RAI che lo testimonia bene (qui)
Si è sempre detto che il Fascismo è stata una dittatura che ha strappato la libertà agli italiani ma che almeno i fascisti non hanno mai rubano, non sono stati corrotti. Invece non è così. Mussolini non fa in tempo a prendere il potere che la corruzione già dilaga. Un sistema corrotto scoperto già da Giacomo Matteottidenuncia traffici di tangenti per l’apertura di nuovi casinò, speculazioni edilizie, di ferrovie, di armi. Affari in cui è coinvolto il futuro Duce attraverso suo fratello Arnaldo.
E poi c’è l’affare Sinclair Oil: l’azienda americana pur di ottenere il contratto di ricerche petrolifere in esclusiva sul suolo italiano paga tangenti a membri del governo, e ancora ad Arnaldo, per oltre 30 milioni di lire. Matteotti lo scopre ma il 10 giugno 1924 viene rapito da una squadraccia fascista e ucciso. Messo a tacere il deputato socialista, di questa corruzione dilagante gli italiani non devono, non possono assolutamente più sapere. Speculazioni, truffe, arricchimenti improvvisi, carriere strepitose e inspiegabili: gerarchigenerali, la figlia Edda e il genero Galeazzo Ciano e Mussolini stesso! Nessuno rimane immuneI documenti scoperti e mostrati da storici di assoluto valore come Mauro Canali, Mimmo Franzinelli, Lorenzo Benadusi, Francesco Perfetti, Lorenzo Santoro presso l’Archivio Centrale dello Stato sono prove che inchiodano il fascismo alla verità.
– See more at: http://www.lagrandestoria.rai.it/dl/portali/site/puntata/ContentItem-b29907d6-a5f2-40a8-bbbc-07ce952ccedb.html#sthash.dpiqF7YM.dpuf
Si è sempre detto che il Fascismo è stata una dittatura che ha strappato la libertà agli italiani ma che almeno i fascisti non hanno mai rubano, non sono stati corrotti. Invece non è così. Mussolini non fa in tempo a prendere il potere che la corruzione già dilaga. Un sistema corrotto scoperto già da Giacomo Matteottidenuncia traffici di tangenti per l’apertura di nuovi casinò, speculazioni edilizie, di ferrovie, di armi. Affari in cui è coinvolto il futuro Duce attraverso suo fratello Arnaldo.
E poi c’è l’affare Sinclair Oil: l’azienda americana pur di ottenere il contratto di ricerche petrolifere in esclusiva sul suolo italiano paga tangenti a membri del governo, e ancora ad Arnaldo, per oltre 30 milioni di lire. Matteotti lo scopre ma il 10 giugno 1924 viene rapito da una squadraccia fascista e ucciso. Messo a tacere il deputato socialista, di questa corruzione dilagante gli italiani non devono, non possono assolutamente più sapere. Speculazioni, truffe, arricchimenti improvvisi, carriere strepitose e inspiegabili: gerarchigenerali, la figlia Edda e il genero Galeazzo Ciano e Mussolini stesso! Nessuno rimane immuneI documenti scoperti e mostrati da storici di assoluto valore come Mauro Canali, Mimmo Franzinelli, Lorenzo Benadusi, Francesco Perfetti, Lorenzo Santoro presso l’Archivio Centrale dello Stato sono prove che inchiodano il fascismo alla verità.
– See more at: http://www.lagrandestoria.rai.it/dl/portali/site/puntata/ContentItem-b29907d6-a5f2-40a8-bbbc-07ce952ccedb.html#sthash.dpiqF7YM.dpuf
Mito: Devi ringraziare il Duce se esiste la pensione.
Realtà: In Italia la previdenza sociale nasce nel 1898 con la fondazione della “Cassa nazionale di previdenza per l’invalidità e la vecchiaia degli operai”, un’assicurazione volontaria integrata da un contributo di incoraggiamento dello Stato e dal contributo anch’esso libero degli imprenditori. Mussolini aveva in quella data l’età 15 anni. L’iscrizione a tale istituto diventa obbligatoria solo nel 1919, durante il Governo Orlando, anno in cui l’istituto cambia nome in “Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali”. Mussolini fondava in quella data i Fasci Italiani e non era al governo.
Tutta la storia della nostra previdenza sociale è peraltro verificabile sul sito dell’Inps. La pensione sociale viene introdotta solo nel 1969. Mussolini in quella data è morto da 24 anni.
Mito: La cassa integrazione guadagni è stata pensata e creata dal Duce per aiutare i lavoratori di aziende senza lavoro.
Realtà: La cassa integrazione guadagni (CIG) è un ammortizzatore sociale per sostenere i lavoratori delle aziende in difficoltà economica. Nasce nell’immediato dopoguerra per sostenere i lavoratori dipendenti da aziende che durante la guerra furono colpite dalla crisi e non erano in grado di riprendere normalmente l’attività. Quindi la cassa integrazione nasce per rimediare ai danni causati dal fascismo e della guerra che hanno causato milioni di disoccupati.
Nel 1939, tramite circolari interne, veniva prevista la possibilità, prevista senza un reale quadro normativo per poterla applicare, visto che allora era totalmente inutile.
L’Italia, già coinvolta nelle guerre nelle colonie (Libia, Abissinia) si stava preparando all’entrata in guerra al fianco della Germania e l’industria (soprattutto quella bellica) era in gran fermento, motivo per cui non solo si lavorava a turni pesantissimi ma si assistette addirittura al primo esodo indotto di lavoratori dall’agricoltura all’industria.
La Cassa Integrazione Guadagni, nella sua struttura è stata costituita solo il 12 agosto 1947 con DLPSC numero 869, misura finalizzata al sostegno dei lavoratori dipendenti da aziende che durante la guerra erano state colpite e non erano in grado di riprendere normalmente l’attività.
Mito: Ai tempi del Duce eravamo tutti più ricchi.
Realtà: Mussolini permise agli industriali e agli agrari di aumentare in modo consistente i loro profitti, a scapito degli operai. Infatti fece approvare il loro contenimento dei salari.
Nel 1938, dopo 15 anni di suo operato, la situazione economica dell’italiano medio era pessima, il suo reddito era circa un terzo di quello di un omologo francese.
Mito: grazie al Duce la disoccupazione non esisteva
Realtà: non vi era un reale stato di benessere dell’economia ma  in realtà l’Italia stava preparando l’entrata in guerra e tutte le industrie (e l’artigianato) che direttamente o indirettamente fornivano l’esercito lavoravano a pieno regime. Senza contare le masse arruolate nell’esercito per poi essere usate come carne da macello per i sogni di gloria del duce.
Per contro, l’accesso al lavoro era precluso a tutti coloro che non sottoscrivevano la tessera del Partito Nazionale Fascista, sanzione che era estesa anche ai datori di lavoro che eventualmente li impiegassero. Motivo per cui durante il fascismo assistemmo ai flussi migratori di tutti coloro che per motivi politici non intesero allinearsi al regime ma avevano una famiglia da mantenere.
Il 27 maggio 1933 l’iscrizione al partito fascista è dichiarata requisito fondamentale per il concorso a pubblici uffici; il 9 marzo 1937 diventa obbligatoria se si vuole accedere a un qualunque incarico pubblico e dal 3 giugno 1938 non si può lavorare se non si ha la tanto conclamata tessera.
Mito: Il Duce ha fatto costruire grandi strade in Italia.
Realtà: Il programma infrastrutturale che prevedeva la costruzione delle strade completate durante il ventennio cominciò già durante il quinto governo di Giovanni Giolitti, avendo constatato l’impossibilità di uno sviluppo industriale in mancanza di solide strutture. Infatti, la necessità di realizzare infrastrutture in Italia fu un’idea di Giovanni Giolitti durante il suo quinto governo (15 giugno 1920/7 aprile 1921), avendo constatato l’impossibilità di uno sviluppo industriale in mancanza di solide strutture, sviluppo industriale dimostratosi necessario dal confronto con le altre grandi potenze che avevano partecipato al primo conflitto mondiale.
Tale “rivoluzione” non potè essere attuata da Giovanni Giolitti, prima, e dal governo Bonomi che ne seguì solo per i sette mesi che resse a causa del boicottaggio e dell’ostruzionismo politico da parte del nascente fascismo, prima generico movimento popolare (1919) e poi soggetto in forma di partito dal 1921, con la costituzione del Partito Nazionale Fascista.
Mito: “quando c’era lui i treni arrivavano in orario”
Realtà: non è vero. Come spiega questo articolo dell’Indipendent, si tratterebbe infatti di un mito derivante dalla propaganda durante il Ventennio.
La puntualità dei treni era infatti per la propaganda fascista il simbolo del ritorno all’ordine nel paese ma, in realtà, è solo grazie alla censura sistematica delle notizie riguardanti incidenti e disservizi ferroviari che questa immagine si è potuta formare.
Mito: Il governo di Mussolini raggiunse il pareggio di bilancio il primo aprile 1924 (e quindi è migliore dei governi attuali)
Realtà: Partiamo malissimo perché il pareggio è successo nel 1925 ed in altra data. Il mito calca la mano sul concetto fondamentale che il governo fascista fu in grado di pareggiare il bilancio dello stato mentre i governi attuali siano degli inetti. Che ci sia riuscito non c’è dubbio, ma era già successo prima che Mussolini salisse al governo (fu Minghetti a realizzarlo) nel 1876. Quindi dovremmo replicare anche le politiche economiche di 2 secoli fa?
All’inizio del ventennio l’Italia arrivava da un periodo di indebitamento causato dalla Guerra Mondiale e furono adottati dei provvedimenti corretti come le liberalizzazioni, riduzione delle spese e l’espansione industriale aiutò moltissimo, ma è possibile secondo voi paragonare l’economia di inizio ‘900 con quella attuale?
Come ogni disinformazione che si rispetti è più importante quello che si sta dimenticando di dire, e cioè che negli anni successivi però andò tutto in vacca: la crisi mondiale in parte e il disinteresse dell’economia del Duce, molto più interessato a fare la guerra, portarono il bilancio in negativo vanificando tutti gli sforzi fatti. La politica di autarchia messa in atto limitò moltissimo le importazioni e le esportazioni, politica totalmente inapplicabile oggi. Oltre ad aver causato la distruzione della nazione nella Seconda Guerra Mondiale.
Citando Totò: “L’operazione è riuscita, ma il paziente è morto”
Ha poi senso paragonare le scelte fatte quasi 100 anni fa a quelle attuali? Non è corretto né economicamente né storicamente. Un modello che è crollato su se stesso non è il miglior modello.
Mito: Mussolini rinunciò al suo stipendio per risanare l’economia e finanziare la guerra
Realtà: che Mussolini abbia o meno rinunciato al suo stipendio è irrilevante essendo stato un dittatore: dubito che le sue spese personali fossero state proporzionate al suo stipendio e il “dover finanziare una guerra” fu proprio quello che portò a sciupare quello che aveva fatto (per Mussolini era inconcepibile che non si facessero guerre, erano nella natura dell’uomo).
Mito: Mussolini non aumentò le tasse
Realtà: a parte i primi anni non è vero che le tasse non furono aumentate, un po’ alla volta nuove tasse colpirono gli italiani e la lira che aveva rafforzato nei primi anni venne svalutata più volte per poter tirare avanti. In parole povere davanti alle difficoltà il governo prese di volta in volta decisioni diverse e logicamente variavano anche di molto in base al momento storico. Non si può dire “Mussolini non aumentò le tasse”.
Mito: Mussolini impose ai membri del governo l’uso delle biciclette facendo risparmiare miliardi al popoli italiano
Realtà: Non esiste nessuna conferma sulla fiaba delle biciclette. Anzi ad un certo punto per spingere l’industria dell’automobile si mise una tassa sulla bici e, almeno in alcune grandi città, si cominciò a limitarne l’uso. Sull’effettivo risparmio di questa manovra come prima pesa il non detto: a chi rimosse l’auto? Quante erano le auto? Furono risparmiati miliardi di lire? Se parliamo di miliardi di lire (ne considero almeno due per essere plurale) del 1925 parliamo di circa 1.5 Miliardi di euro oggi. Al 2012 la spesa per autoblu e autogrigie in italia è stato di circa 1 Miliardo di euro, quindi dobbiamo dedurre che negli anni ’20 in Italia c’erano più auto pubbliche che adesso? Vi sembra possibile? E cercando tra i documenti del parlamento di quegli anni ho trovato stanziamenti per le automobili al servizio del governo…
Mito: Il Duce è stato l’unico uomo di governo che abbia veramente amato questa nazione.
Realtà: «Mi serve qualche migliaio di morti per sedermi al tavolo delle trattative.» enunciò il Duce il 26 maggio 1940 (ndr. L’Italia nella seconda guerra mondiale, Milano, Mondadori, 1946, p. 37): e così fu, visto che nella disastrosa “campagna di Russia”, solo per compiacere Adolf Hitler con una presenza italiana del tutto male equipaggiata e fornita nelle sue operazioni di guerra di guerra, persero la vita ufficialmente 114’520 militari sui 230’000 inviati al fronte, a cui aggiungere i dispersi, ovvero le persone che non risultavano morte in combattimento ma nemmeno rientrate in patria, che fonti UNIRR stimano in circa 60’000 gli italiani morti durante la prigionia in Russia.
Già…proprio amore.
Mussolini amava talmente l’Italia che:
– ha instaurato una dittatura
– ha abbassato i salari
– ha portato il paese al collasso economico
– ha tolto la libertà ai cittadini italiani
Il Duce amava talmente l’Italia da aver introdotto leggi razziali antisemite nel 1938 solo per compiacere l’alleato nazista, inutili perché in Italia gli ebrei, a differenza che in Germania, non avevano un’importanza rilevante in un sistema economico di cui la dittatura volesse provvedere all’esproprio.
Voleva così bene al suo popolo da farlo sprofondare in una guerra civile quando fu esautorato dal potere creando la Repubblica Sociale Italiana. Un paese già allo sbando a causa dell’armistizio dell’8 settembre e provato dalla guerra (condotta da lui con esiti a dir poco disastrosi) venne dilaniato ancora di più tra cosiddetta” Repubblica di Salò” e Italia liberata.
E i fascisti, soprattutto durante il periodo della Repubblica Sociale Italiana (o di Salò) collaborarono attivamente ai massacri di rappresaglia a seguito delle operazioni partigiane e alla deportazione nei lager di cittadini italiani.
E l’Italia, unico nei paesi “satellite” della Germania nazista, il fascismo fu istitutore e gestore di “lager” in Italia con l’impiego prevalente di proprio personale: la bibliografia ufficiale stima in 259 i campi di prigionia in Italia e gestiti con presenza prevalente di personale italiano, alcuni normali campi di detenzione, altri campi di smistamento in attesa della deportazione in Germania come quello di Bolzano e Fossoli, in provincia di Modena; ma alcuni erano autentici campi di sterminio come la Risiera di San Sabba a Trieste, dove il tenore dei massacri era inferiore solo ai campi in Germania e Polonia, molto più grandi e appositamente attrezzati.
Dossier, lettere, minacce, accuse vere e false oscenità, inganni, arresti, ricatti. Un ventennio di ricatti! Gerarca contro Gerarca, amante contro amante, e l’accusa di omosessualità come arma politica. E Mussolini su tutto e su tutti fa spiare, controlla, punisce, muove le sue pedine. – See more at: http://www.lagrandestoria.rai.it/dl/portali/site/puntata/ContentItem-b29907d6-a5f2-40a8-bbbc-07ce952ccedb.html#sthash.dpiqF7YM.dpuf
Dossier, lettere, minacce, accuse vere e false oscenità, inganni, arresti, ricatti. Un ventennio di ricatti! Gerarca contro Gerarca, amante contro amante, e l’accusa di omosessualità come arma politica. E Mussolini su tutto e su tutti fa spiare, controlla, punisce, muove le sue pedine. – See more at: http://www.lagrandestoria.rai.it/dl/portali/site/puntata/ContentItem-b29907d6-a5f2-40a8-bbbc-07ce952ccedb.html#sthash.dpiqF7YM.dpuf
E ci sarebbe tanto altro da aggiungere, ampiamente documentato: corruzione dilagante, dossier, lettere, minacce, accuse vere e false oscenità, inganni, arresti, ed anche ricatti. Un ventennio di ricatti! Gerarca contro Gerarca, amante contro amante, e l’accusa di omosessualità come arma politica. E Mussolini su tutto e su tutti fa spiare, controlla, punisce, muove le sue pedine.
La prossima volta che vi imbattete in una immagine che inneggia alla saggezza del Duce e di come potrebbe essere la salvezza dell’Italia fatevi una ricerca sulla storia del fascismo.

Fonte: ceifan.org
Fonte: lastella.altervista.org
loading...

Archivio blog

loading...