domenica 25 gennaio 2015

Non in Iraq o in Siria, ma “armi di distruzione di massa” (Nato) in Lombardia e Friuli, trasportabili sugli F35


IL FISICO LUIGI MOSCA: “NEL 2012 IL PARLAMENTO ITALIANO AVEVA VOTATO PER L’ELIMINAZIONE DEGLI ORDIGNI ATOMICI, MA OGGI SONO PRESENTI 70 O 90 BOMBE NUCLEARI NELLE BASI AMERICANE DI GHEDI ED AVIANO”

Di Francesca Morandi

Non in Siria o Iraq, ma in Lombardia e Friuli sono stoccate armi di distruzione di massa. Da oltre un anno le nuove bombe nucleari americane B61 sono in fase di ammodernamento nelle basi militari USA di Ghedi (BS) e Aviano (PN), dove si lavora anche per renderle trasportabili sui cacciabombardieri F35 entro il 2020. L’aggiornamento delle testate nucleari B61 è parallelo alla decisione del governo italiano di proseguire, come confermato dal ministro della Difesa Roberta Pinotti, con l’acquisto di 90 aerei militari F35, prodotti dall’azienda statunitense Lockheed Martin, per un costo di 53 miliardi di euro. Una spesa enorme per le casse del nostro Paese, in profonda crisi economica, e criticata
da numerosi esperti militari per l’inutilità strategica degli F35 nel contrasto al terrorismo islamista, oggi la vera minaccia per l’Occidente.
“Quello che sta avvenendo in Italia nel settore nucleare militare si iscrive nella strategia globale della NATO, che è sopravvissuta alla fine della Guerra Fredda nonostante lo scioglimento del Patto di Varsavia”, afferma  Luigi Mosca, fisico italiano naturalizzato francese, già direttore del “Laboratoire Souterrain de Modane” (uno dei più qualificati laboratori per lo studio della fisica delle particelle, ndr), e oggi attivista per il disarmo nucleare attraverso l’associazione “Armes Nucléaires Stop”, convegni e contributi scientifici resi a libri come l’ultimo lavoro di Stephane Hessel, “Esigete! Un disarmo nucleare totale” (edizioni Ediesse – 2014).
- La Guerra Fredda è finita nel 1991 ma la strategia nucleare della Nato  non è cambiata?
“Dopo la Guerra Fredda si è passati da un mondo bipolare, in cui i due blocchi, USA e URSS, si affrontavano sulla base di ideologie opposte, mirando ciascuno all’annientamento dell’altro nel cosiddetto “equilibrio del terrore”,ad un mondo sempre più multipolare dove la situazione geopolitica è più complessa per ragioni differenti. Ciononostante la strategia dell’Alleanza Atlantica prosegue sulla medesima strada: dotarsi di armamenti sempre più sofisticati che includono ancora armi nucleari. Oggi queste bombe atomiche della NATO sono ripartite in 5 Paesi europei, ovvero Germania, Belgio, Olanda, Italia e Turchia, il che costituisce una violazione evidente dei primi due articoli del Trattato di Non Proliferazione (TNP).
Emerge inoltre una contraddizione: i parlamenti di questi Stati hanno chiesto l’eliminazione degli ordigni nucleari. Il 16 maggio 2012 il parlamento italiano, su iniziativa dell’allora deputata Federica Mogherini, ha votato per l’eliminazione di questi armamenti, ma oggi questo non sta accadendo. Il problema risiede quindi a livello dell’esecutivo, e cioè dei governi di questi Stati “fedeli” alle direttive della NATO, che nel 2013 ha avviato un piano di ammodernamento dei 200 ordigni nucleari tattici B61 per trasformarli da “bombe gravitazionali” a “bombe teleguidate” sganciabili dai cosiddetti caccia “invisibili” F-35. L’Italia gioca un ruolo particolarmente importante a causa del numero di bombe B61 presenti sul suo territorio: tra 70 e 90, ripartite tra le basi di Ghedi-Torre ed Aviano.
L’Italia, insieme alla Turchia, è quindi il Paese dove sono allocati il maggior numero di ordigni nucleari.Inoltre, una recente decisione della ministra della Difesa Pinotti, che se ne è fatta persino un vanto, ha concentrato a Cameri (Novara) la parziale costruzione e la continua manutenzione di tutti i cacciabombardieri F35 operanti in Europa”.
- Qual è la potenza di queste bombe?
“Le B61 sono ordigni nucleari e quindi “armi di distruzione di massa”. Le bombe presenti in Europa corrispondono al modello B61 Mk12, che ha una potenza di 50 chilotoni, equivalente a circa 4 bombe di Hiroshima (1 chilotone corrisponde alla potenza esplosiva di 1.000 tonnellate di TNT: Tri-Nitro-Toluene). Gli effetti di queste armi sono perciò mostruosi>.
- Nel 2003 si è scatenata la seconda guerra in Iraq a fronte di presunte armi nucleari nelle mani di Saddam Hussein (mai ritrovate) e un altro intervento armato stava per essere avviato nel settembre 2013 in Siria contro Bashar al-Assad, accusato di usare armi chimiche dagli Stati Uniti e i suoi alleati. Non è un paradosso che gli “accusatori” siano anche Paesi detentori di armi nucleari? 
“Sì ed è un’enorme ipocrisia! Nel libro “Esigete!” si evidenzia l’inganno del Trattato di Non Proliferazione nucleare (TNP), firmato il primo luglio 1968, che si riferisce principalmente all’articolo VI, il quale impegna i 5 Stati detentori di armi nucleari (USA, Russia, Regno Unito, Francia e Cina) a negoziare “in buona fede” e “a una data ravvicinata” un disarmo totale anche se progressivo. Una logica che si è rivelata essere un’ingiustizia colossale: in virtù di quale diritto i 5 Stati già in possesso di armi nucleari, potevano chiedere agli altri Paesi di rinunciare definitivamente a qualsiasi arma nucleare se essi stessi non erano disposti a farlo?
Infatti, il risultato è che 45 anni dopo l’entrata in vigore del Trattato, i 5 Stati detentori nonostante abbiano eliminato una parte delle loro bombe nucleari (quelle più o meno obsolete), sono tuttora in fase di forte riarmo sotto forma di modernizzazione continua delle bombe, dei vettori (missili ed aerei) e delle basi di lancio (essenzialmente i sottomarini). Ad esempio, la Francia, in questi ultimi anni, ha praticamente raddoppiato la portata dei suoi missili, che ora possono raggiungere la Cina, e d’altra parte la NATO, come abbiamo già visto, sta rendendo teleguidate le sue bombe B61. Oltre ad essere un inganno, il TNP non è riuscito ad evitare la proliferazione, poiché, da allora, altri 4 Stati si sono dotati di armi nucleari (India, Pakistan, Israele e Corea del Nord), senza contare che, secondo l’analisi degli esperti, almeno altri 44 Paesi sono attualmente in grado di procurarsi in tempi brevi l’arma nucleare, qualora il loro governo lo decidesse>.
- Lo scorso 6 dicembre si è tenuta una conferenza a Vienna sull’ “impatto umanitario delle armi nucleari”. Lei era presente con l’Associazione Armes Nucléaires Stop. Ce ne vuole parlare? 
“Dalla conferenza di Vienna è uscito uno spiraglio di speranza. All’incontro hanno partecipato le delegazioni di 158 Stati e circa 600 attivisti della società civile. Dei 9 Stati possessori in proprio di armi nucleari hanno partecipato India, Pakistan, Stati Uniti e Gran Bretagna. La Cina ha inviato un osservatore, mentre Russia, Francia, Corea del Nord ed Israele hanno rifiutato di partecipare o neppure hanno risposto all’invito dell’Austria, Paese organizzatore della Conferenza. Nella dichiarazione finale 44 Stati hanno affermato di voler contribuire ad un processo che conduca alla promulgazione di un Trattato Internazionale di proibizione totale delle armi nucleari. Si tratta di un evento importante che speriamo possa costituire una svolta decisiva verso un vero disarmo nucleare, anche se, fra questi Stati, per ora, sono solo 3 quelli europei: l’Austria, la Svizzera e il Vaticano”.
- Più volte Papa Francesco ha condannato i “mercanti di armi”. Tuttavia, il nucleare non è solo un business ma ha un “ruolo politico”…
“Sì, certamente le armi nucleari sono delle armi politiche, di cui ciascuno degli Stati che le detiene (o le ospita) si serve per “pesare” sulla scena internazionale. Tuttavia questo è spesso illusorio: ne è emblematico il caso della Francia,  dove le sue 300 bombe nucleari sono considerate dal potere politico come una dimostrazione del perdurare della “grandeur” tradizionale della nazione francese, ma che di fatto non giocano alcun ruolo significativo nelle relazioni internazionali. Alla Conferenza di Vienna ho ritenuto particolarmente rilevante l’intervento dell’arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite a Ginevra dal 2003, che ha trasmesso un messaggio di Papa Francesco in cui si afferma che: “E’ arrivato il tempo di affermare non solo l’immoralità dell’uso delle armi nucleari ma l’immoralità del loro possesso, aprendo la strada alla loro abolizione totale”. Si tratta chiaramente di un progresso notevole da parte della Santa Sede”.
- Se gli aerei F35 sono dei cacciabombardieri e sono adatti a trasportare ordigni nucleari, la NATO chi intende bombardare? 
“A questa domanda ovviamente non so rispondere ma rilevo che alle logiche di guerra andrebbero sostituiti ben altri piani. Negli ultimi decenni sono emersi problemi di estrema gravità e di portata globale, come la degradazione dell’ambiente e quello, strettamente connesso, delle fonti energetiche. Occorre quindi una presa di coscienza da parte di ogni Stato del fatto che i veri “nemici” non sono gli altri Stati, ma sono comuni a tutti gli Stati e si chiamano: la miseria nel mondo, le catastrofi  naturali, i rischi di pandemie, i problemi dell’ambiente, dell’acqua, dell’energia, … per risolvere i quali è necessario mettere in comune tutto il potenziale di cui dispone l’Umanità in termini di intelligenza, creatività, risorse, e non una corsa folle ad ogni sorta di armamenti, specialmente a quelli nucleari, cioè i più spaventosi e che potrebbero venire  usati anche solo per errore, come è già rischiato di accadere più volte, e che avrebbero conseguenze irreparabili”.





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