lunedì 5 maggio 2014

Tornadi, frane e alluvioni: l’Italia va in pezzi

Fenomeni metereologici esasperati, piogge che sono bombe d’acqua che i territori non riescono a smaltire, tornadi che evocano scenari tropicali, città sott’acqua, interi crinali che si sgretolano. Un’Italia così è un’Italia in pezzi.

Tragedia consumate sotto i nostri occhi nel giro di una settimana, ma che sono solo la punta di un iceberg. Perché se si facesse veramente un censimento delle “tragedie” atmosferiche degli ultimi mesi o anni, si rimarrebbe attoniti di fronte allo sconquasso climatico che sta facendo a pezzi l’Italia e non solo.

La lista potrebbe essere infinita, ma qualche esempio recente merita un cenno. Nella Bassa Padovana gli ultimi giorni di aprile hanno portato tanta pioggia da allagare intere città. Scuole chiuse, famiglie isolate, sacchi di sabbia poi rivelatisi pressochè inutili. Coltivazioni allagate anche in provincia di Rovigo e nel Veneziano. Nel Modenese, in Emilia, il 30 aprile più tornadi si sono concentrati in un solo pomeriggio in un’area ricompresa fra tre Comuni; devastato un intero quartiere artigianale a Nonantola con decine di milioni di euro di danni, oltre a famiglie evacuate e tonnellate di eternit da raccogliere e smaltire perché volato via dai capannoni scoperchiati. L’anno prima, nello stesso identico periodo, un altro tornado aveva spazzato case e aziende sempre nella stessa area. Nel Ravennate, in Romagna, sono arrivate ‘bombe d’acqua’, accompagnate da intense grandinate i primissimi giorni di maggio. Danni ingentissimi. Nel Marchigiano, a Sanigallia, una bomba d’acqua ha provocato due morti; le strade sono diventate torrenti, case evacuate, fiumi in piena o straripati come il Misa. Poi trenta centimetri di grandine accumulata a terra all’isola d’Elba nella giornata del 2 maggio, fenomano mai visto, con le auto costrette a fermarsi perché si doveva spalare via il ghiaccio.

Nemmeno un mese fa, trentamila metri cubi di roccia sono crollati dal monte de la Saxe, in Valle d’Aosta, sopra la frazione de La Palud a Courmayer. E’ smottato il 10% della massa totale del monte: sconcertante. Con la frazione completamente evacuata.


Tra gennaio e febbraio di quest’anno l’alluvione era arrivata anche a Lucca. Alle Cinque Terre, il paradiso della Liguria, dopo la devastante alluvione del 2011 il territorio fatica a risollevarsi e si vanno alimentando e ingigantendo frane e smottamenti che deturpano una zona molto vasta. A inizio 2014 la Regione Liguria ha definito “pauroso” il bilancio delle frane. Appena cinque mesi fa in Basilicata il Metapontino è stato devastato da un’alluvione e da un ciclone che hanno colpito soprattutto la provincia di Matera, esondati i fiumi Basento, Agri e Sinni con gravi danni. Gli sfollati sono stati centinaia. In ottobre era toccato alla Puglia: dopo i danni nel brindisino e nel leccese, altri fortissimi temporali si erano accaniti sul tarantino, con due morti, allagamenti e ponti crollati.

Eppure, nel nostro Paese ci sono sempre altre priorità, il territorio viene dimenticato, qualche soldo si trova per mettere una pezza ai danni quando già si sono manifestati, nulla per la prevenzione, che l’Italia non sa nemmeno cosa significhi.

Il quinto rapporto del gruppo intergovernativo dell’Onu sul clima non lascia spazio ai dubbi: è l’uomo la causa del cambiamento climatico ed è l’uomo che favorisce il manifestarsi di fenomeni catastrofici. In un secolo si è avuto un aumento della temperatura di quasi 9 gradi, i mari si sono alzati di circa 19 centimetri. “Le inondazioni che si abbatteranno sulle coste europee potrebbero coinvolgere fino a 5,5 milioni di persone con un costo che si aggirerebbe intorno ai 17 miliardi di euro l’anno”, osserva Maria Grazia Midulla, responsabile clima del Wwf. “Le foreste europee, per gli incendi e gli attacchi di insetti, funghi e parassiti, perderanno centinaia di miliardi di euro. Fino al 9% dei mammiferi saranno a rischio di estinzione e fino al 78% saranno severamente minacciati dal pericolo di estinzione”.

L’Italia poi subirebbe la pressione della desertificazione nelle regioni meridionali, un aumento consistente delle flash flood (le alluvioni lampo) e gravissime perdite agricole, con colture pregiate (vino, olio, frutta) costrette a migrare alla ricerca di habitat favorevoli.

E in parte tutto questo sta già succedendo, ancora più in fretta di quanto si pensi.

Ci stiamo scavando la fossa, ma a quanto pare guardiamo altrove. Basterebbe ricordare che l’uomo non può vivere senza la Terra, mentre la Terra può vivere benissimo, anzi meglio, senza l’uomo.



Fonte: ilcambiamento.it
 

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