martedì 29 ottobre 2013

Letta: "cedere la sovranità nazionale per una nuova sovranita’sovranazionale europea"

27 ott. – “La nostra comunita’ non puo’ piu’ concedersi il lusso di lasciare qualcuno indietro”. E’ quanto, fra l’altro, osserva il presidente del Consiglio Enrico Letta in un lungo intervento sul supplemento del Corriere della Sera, “la Lettura”. “E cio’ – spiega – non per un nostalgico afflato di egualitarismo omologante ma per necessita’, direi per convenienza: per essere piu’ forte e competitiva, per non pagare ancora il prezzo delle disuguaglianze che si allargano e divengono sempre piu’ incolmabili, disegnando il profilo di una societa’ bloccata, immobile, senza equita’ ne’ speranza”.Diseguaglianze “che rischiano di travolgere il cuore stesso dell’Occidente, quel ceto medio protagonista, in passato, di decenni di progresso ininterrotto e che oggi, per paradosso, proprio del progresso tecnologico rischia di pagare il conto piu’ salato”, osserva ancora.
“A ben vedere, c’e', in questa accezione di comunita’ e di relazione, anche molto del senso del ‘whatever it takes’ di Draghi, nonche’ la sfida piu’ ambiziosa che attende l’Ue nei prossimi mesi. Anche nell’Europa del dopo-crisi nessuno puo’ rimanere indietro – ammonisce Letta – vale per gli Stati membri in difficolta’, vale per le disuguaglianze tra Paesi e dentro i Paesi. Solo se l’Europa e’ realmente unita e solidale anche su questo puo’, richiamando le parole del capo dello Stato Napolitano al meeting di Rimini, evitare di finire ‘sommersa’ dalle trasformazioni della contemporaneita’. E solo cosi’ si puo’ richiedere con maggiore credibilita’ alle persone e agli Stati di rispettare le regole, di condividere le responsabilita’, di essere aperti al confronto e alla competizione”.
“Solo cosi’, tornando a un’altra complessa transizione, si puo’ passare dall’austerita’ alla crescita e anche, piu’ in prospettiva, da un modello di welfare esemplare ma non piu’ sostenibile a un paradigma di redistribuzione della ricchezza e del benessere nuovoanche se ancora da definire – scrive il premier Letta – E’ l’Europa democratica da costruire. A partire dal completamento, effettivo senza piu’ esitazioni, delle unioni bancaria, fiscale, economica, politica.

Per farcela dobbiamo condurre una battaglia, appunto, politica: cedere – e far cedere – sovranita’ nazionale – scrive Letta – per essere parte di una nuova sovranita’ sovranazionale, europea”. “Questa battaglia si vince democraticamente: dobbiamo persuadere i cittadini europei che dare vita all’unione politica non e’ avere nuovi vincoli, ma, al contrario, produrre politiche uniformi per il sostegno all’occupazione o dare possibilita’ di impiego e riconoscimento dei talenti oggi dispersi e frustrati. Gli europei, si’”, aggiunge Letta. “Fare l’Europa e’ oggi ‘fare gli europei’ e colmare cosi’ la distanza enorme tra l’europeismo convinto di intellettuali e politici e la vita reale dei cittadini.
Significa battere i populismi con l’Europa ‘popolare’, cioe’ col consenso dei popoli. Significa trovare risposte di governo.
Per questo dobbiamo portare, come stiamo facendo, anche a livello europeo alcune priorita’ che ci siamo dati, in questi mesi, per il nostro Paese: lavoro, welfare, istruzione, ambiente, innovazione, agenda digitale”. “Ci impegneremo su questo e lo faremo vivendo il semestre di Presidenza italiano dell’Unione come l’occasione per guidare il percorso verso il cambiamento”. “Lo furono, per motivi diversi, i semestri del 1985, col Consiglio di Milano che pose le basi per l’Atto Unico Europeo, e quello del 1990 che, con il Consiglio di Roma, spiano’ la strada a Maastricht”, ricorda il premier. “Oggi se possibile la posta in palio e’ ancor piu’ alta. E’ l’opportunita’, unica, di dare corpo e sostanza – magari con lo stesso spirito di C?uer e fors’anche con la stessa leggerezza – al piu’ grande progetto politico delle nostre generazioni: gli Stati Uniti d’Europa”, scrive ancora. (AGI) .

Fonte: imolaoggi.it
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