domenica 7 luglio 2013

Il “made in Italy”? Made all’estero

Il “made in Italy”? Made all’estero Dall’Orzo Bimbo agli spumanti Gancia, dai salumi Fiorucci alla Parmalat, dalla Star al Riso Scotti, addirittura sino al vino Chianti del Gallo Nero, diventata proprietà di un imprenditore cinese: sono molti e anche di grande prestigio, i marchi storici dell’agroalimentare italiano finiti in mani straniere, per un valore complessivo (dall’inizio della crisi) stimato in circa 10 miliardi di euro.
Oggi a sottolinearlo è stato il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, sulla base di uno studio presentato all’assemblea nazionale che si tiene Roma, dove uno spazio è dedicato allo «scaffale del “made in Italy” che non c’è più», evidenziando come nel mondo ci sia «fame di Italia, con una drammatica “escalation” nella perdita del patrimonio agroalimentare nazionale».

Secondo Marini, «i grandi gruppi multinazionali che fuggono dall’Italia della chimica e della meccanica investono invece nell’agroalimentare nazionale perché, nonostante il crollo storico dei consumi interni, fa segnare il record nelle esportazioni grazie all’immagine conquistata con i primati nella sicurezza, tipicità e qualità». Però, «il passaggio di proprietà ha spesso significato svuotamento finanziario delle società acquisite, delocalizzazione della produzione, chiusura di stabilimenti e perdita di occupazione. Si è iniziato con l’importare materie prime dall’estero per produrre prodotti tricolori. Poi si è passati ad acquisire direttamente marchi storici e il prossimo passo è la chiusura degli stabilimenti italiani per trasferirli all’estero. Un processo di fronte al quale occorre accelerare nella costruzione diuna filiera agricola tutta italiana che veda direttamente protagonisti gli agricoltori per garantire quel legame con il territorio che ha consentito ai grandi marchi di raggiungere traguardi prestigiosi».
Una “fuga” che si scontra con le preferenza dei consumatori tricolori: più di otto italiani su dieci (esattamente l’82%), infatti, cercano ancora di riempire il carrello della spesa con prodotti totalmente “made in Italy”; di questi, ben il 53% li preferisce anche se deve pagare qualche cosa di più, come dimostra un sondaggio condotto proprio dalla Coldiretti.

Fonte: ilsecoloxix.it
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